L’idea di questo Festival è nata durante i periodi bui della pandemia. Cercando rifugio in un angolo remoto dell’Italia, quasi in fuga da una Milano messa a ferro e fuoco, nell’estate del 2020, siamo arrivati a Guardia Perticara. Arroccata su una piccola vetta nella valle del Sauro, tra colline verdi, alberi da frutto, calanchi e mucche podoliche che pascolano libere, questo borgo antico, fatto di case in pietra, stradine di mattoni, panorami suggestivi e cittadinanza cordiale, ci accoglie come persone di famiglia. Grazie a questi luoghi che profumano di passato, all’aria tersa e ai prodotti generosi della terra, riscopriamo a poco a poco un nuovo interagire con la natura: un rapporto così “fisicamente” diretto con essa, ti fa comprendere la necessità di averne rispetto, di assecondare i suoi ritmi, non per forza accelerati, e di abbandonarti proficuamente alla contemplazione.
Chiara Renino e Giuliano Guidone
Ideatori del Festival
Sono entusiasta di questa iniziativa dall’alto valore culturale, che ho subito appoggiato con forza. Sono certo che darà un grande risalto a Guardia Perticara e sono convinto che la Musica sarà specchio fedele della bellezza e del fascino del nostro suggestivo Borgo.
Pasquale Montano
Sindaco di Guardia Perticara
“Paion traversie eppur sono opportunità” è la massima di un grande napoletano, Giambattista Vico, e i tempi aspri che viviamo dovrebbero portar tutti ad assumerla come propria. Lo hanno fatto con impeto e passione gli ideatori di ClassicAlborgo, che erano stati indotti a trasferirsi provvisoriamente da Milano nell’affascinante borgo medievale con il loro piccolo Roberto all’inizio della pandemia. Perché qui, nell’antica dimora di famiglia, sono stati catturati da un incantesimo che li ha portati a scoprire e inventare un’opportunità fino ad allora impensata. Nel segno della bellezza. La magia del piccolo borgo arroccato sul bordo della valle del torrente Sauro si è schiusa davanti ai loro occhi con l’incanto del paesaggio incontaminato, di architetture permeate di suggestioni medievali, di un’aria balsamica, di una gastronomia dai sapori unici. A sorpresa, lontano dai clamori della grande città, si sono trovati a sperimentare il lenimento di quella “cura dello sguardo” che il poeta-paesologo Franco Arminio identifica come possibilità di salvezza dalle nostre pandemie interiori, indotte dalla fatica straniante della vita metropolitana. Così è nata l’idea di avvicinare a quel mondo fatato l’altro loro universo, quello della musica, in cui ciascuno dei due è immerso.
L’incantesimo che ha catturato Chiara e Giuliano genera questo festival piccolo e prezioso, si salda a un’idea entrata nel dibattito pubblico proprio dall’inizio della pandemia: quella della “città disseminata sul territorio”, che valorizzi l’arcipelago dei borghi storici e rurali italiani, incastonati tra colline e montagne ma desertificati negli anni ’50 e ’60. Una chance produttiva, culturale, turistica, enogastronomica che solo l’Italia, e in particolar modo il Mezzogiorno, può e deve sperimentare dopo i fallimenti di formule come quella industrialista. Perché la carta vincente può essere ora la bellezza, quella che meglio caratterizza la specificità dei nostri luoghi e del forziere inarrivabile costituito dalla tradizione culturale più ricca al mondo.
Titti Marrone
Giornalista, scrittrice e saggista
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